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Diritto annuale - Attenzione alle truffe
Nonostante le sanzioni dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), alcuni soggetti continuano a inviare falsi bollettini di pagamento o altre richieste con lo scopo di provare a ingannare gli imprenditori.
Bollettini ingannevoli e richieste di pagamento con bonifico
In occasione della scadenza per il versamento del diritto annuale, ma talvolta anche in altri periodi dell'anno, possono arrivare alle imprese delle richieste di pagamento che sembrano provenire dalla Camera di commercio, ma in realtà sono predisposte da altri soggetti.
Come si paga il diritto annuale?
Il diritto annuale non si paga tramite bollettino postale né bonifico bancario ma solo con modello F24 oppure online con PagoPA sul sito dirittoannuale.camcom.it. Per altre informazioni puoi consultare la pagina Come pagare il diritto annuale.
Non sono quindi versamenti obbligatori, ma solo delle quote di iscrizioni in elenchi, annuari economici, vetrine promozionali online e così via. Bisogna prestare particolare attenzione: di seguito sono elencati gli stratagemmi più comuni.
Gli invii sono spesso mirati a chi potenzialmente è più inesperto e quindi ha più probabilità di effettuare il versamento non richiesto. Due esempi potrebbero essere le imprese di nuova iscrizione e le persone fisiche di nazionalità estera.
Il nome del mittente è studiato in modo da sembrare quello dell'Ente camerale: potrebbe trattarsi di "Registro Telematico delle Imprese", "Elenco ditte commercio industria artigianato e agricoltura" e così via. A volte vengono pure aggiunti loghi o grafica simili a quelli delle Camere di commercio.
I dati dell'impresa che riceve questi invii sono tutti esatti e aggiornati, compreso il numero REA. Questo perché il Registro Imprese per legge è pubblico, e chiunque può acquistare un elenco di aziende con lo scopo di espandere la propria clientela. Quello che non è possibile prevedere è l'utilizzo disonesto che alcuni soggetti possono fare di tali dati.
Alcune parole potrebbero essere presenti nella comunicazione per generare ulteriore timore e confusione: si potrebbe parlare di "obblighi di legge", di "sanzioni in caso di mancato pagamento delle imposte" e così via. E molto spesso è presente una scadenza per il pagamento.
Alcuni segnali di riconoscimento possono permettere di individuare queste richieste ingannevoli.
È molto probabile che da qualche parte, nella lettera, si parli di contratto o di condizioni generali di contratto. Questo perché è un rapporto fra privati: con l'aggiunta di queste parole, gli autori di questi invii credono di "mettersi in regola" e di evitare le sanzioni dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. A volte è anche elencato un importo aggiuntivo a titolo di IVA, altra cosa che deve ulteriormente insospettire.
È richiesto un versamento con un bollettino di conto corrente postale premarcato, o un bonifico su un IBAN indicato nella lettera. Sono entrambe modalità di pagamento superate per i versamenti alla Pubblica Amministrazione..
L'importo da pagare è piuttosto elevato, anche 200 o 300 euro. Soltanto una società con oltre un milione di euro di fatturato arriverebbe a pagare una somma simile per il diritto annuale: gli importi del tributo, specialmente per un'impresa individuale senza unità locali, sono molto più bassi.
Dove posso trovare degli esempi di questi bollettini?
Puoi scaricare il documento PDF anti-inganni "Io non ci casco!" predisposto dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM).
Moduli da compilare, firmare e restituire
Anche se molto più rare rispetto a quelle dei bollettini, esistono anche le lettere – cartacee o telematiche – contenenti moduli con dei dati dell'impresa da confermare o correggere, firmare e restituire. Si tratta in realtà di un contratto con un soggetto privato, spesso molto oneroso per chi lo sottoscrive.
Alcuni segnali di riconoscimento:
la lettera sembra provenire da un Ente pubblico;
i dati dell'impresa sono corretti, ma stavolta "ad arte" qualche dato potrebbe mancare o essere errato proprio per indurre a correggerlo e a rispedire il modulo;
le "condizioni generali di contratto" sono ben nascoste e scritte con carattere microscopico.
False telefonate per rimborsi
Sono stati segnalati all'Ufficio Diritto Annuale casi di telefonate alle imprese da parte di soggetti che si qualificano come impiegati della Camera di commercio, affermando che "è stato pagato un importo eccedente per il diritto annuale" e che di conseguenza è necessario fornire le coordinate bancarie per effettuare il rimborso.
Spesso queste persone cercano di essere più "credibili" perché mostrano di essere a conoscenza dei dati dell'impresa (indirizzo, attività, nomi degli amministratori, ecc.) presi dal Registro delle Imprese, che per legge è pubblico.
Il diritto annuale pagato in eccedenza è di regola recuperato tramite la compensazione sul modello F24 mentre i rimborsi, in genere riservati a casi particolari (per esempio, imprese cessate), prevedono che l'IBAN sia comunicato sugli appositi moduli.
Altri tipi di comunicazioni ingannevoli
I bollettini contraffatti potrebbero contenere altre richieste di pagamento diverse dal diritto annuale, ad esempio la tassa per il rinnovo di brevetti e marchi, o altri versamenti dovuti a Enti pubblici.
Sono stati segnalati anche invii di false PEC o email ordinarie che nascondono la vera identità del mittente. Si ricorda inoltre, per tutti gli invii elettronici, a fare la massima attenzione alla possibile presenza di virus o di link che richiedono di inserire dati personali o password per l'accesso ad altri servizi.
Hai ricevuto una comunicazione dubbia?
Che si tratti di posta elettronica o lettera cartacea, l'Ufficio Diritto Annuale è a disposizione per aiutarti a distinguere gli invii autentici da quelli contraffatti. Puoi telefonare o inviare una mail ai contatti indicati in fondo a questa pagina.
Anche se sei sicuro che si tratta di un bollettino falso, è bene comunque segnalare il fatto alla Camera di commercio.
Sanzioni dell'AGCM
Chi riceve una lettera con vari stratagemmi tali da farla sembrare emessa da un Ente pubblico, ma che contiene in realtà richieste di pagamenti a favore di privati, può segnalarla all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) che ha già emesso vari provvedimenti sanzionatori nei confronti dei mittenti di questi invii.
Per chi fosse caduto nell'inganno, tali provvedimenti potrebbero essere la base per tentare l'azione legale per ottenere il rimborso delle somme versate o il risarcimento del danno.
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Sono arrivate alle imprese delle richieste di pagamento
pre-compilate che, con diciture ingannevoli, fanno credere di
provenire dalla CCIAA di Pistoia-Prato.